L’Associazione per la difesa del servizio pubblico ha preso atto con profondo rammarico che fra gli interventi di contenimento alla spesa pensate dalla maggioranza della Commissione della gestione e delle finanze figura anche una misura che intende trasformare una parte delle borse di studio per la formazione Bachelor in un prestito da rimborsare. Si tratta di una proposta che mette in discussione le pari opportunità di partenza per accedere all’istruzione nelle scuole universitarie, che andrà a penalizzare sia gli studenti che le loro famiglie, i quali alla fine degli studi si ritroveranno con un ulteriore debito da rimborsare. In un periodo come questo, in cui l’economia in generale e le aziende in particolare fanno fatica a reperire personale qualificato, il risparmio proposto arrischia di trasformarsi in un clamoroso boomerang. I prestiti di studio erano stati pensati negli anni in cui la formazione universitaria garantiva a tutti, non solo occupazione certa, ma anche la possibilità di conseguire redditi sopra la media. Oggi la conclusione di una formazione universitaria triennale non dà di regola accesso ad un posto di lavoro e impone di continuare una formazione a livello di master o comunque in un ambito professionale che consenta di ottenere dei titoli riconosciuti in campi specialistici durante i quali i redditi percepiti sono appena sufficienti a condurre una vita dignitosa e non di certo a creare un nuovo nucleo familiare. Alla fine della formazione i neo laureati fanno di questi tempi fatica a trovare un posto di lavoro, devono spesso svolgere degli stage e accontentarsi per i primi anni di lavoro di stipendi modesti. L’obbligo di rimborsare somme importanti arrischiano di precludere la carriera, ad esempio di chi ambisce a rendersi indipendente o anche solo intende formare una famiglia. L’Associazione per la difesa del servizio pubblico si opporrà in modo fermo e determinato ad una misura poco liberale e dannosa per gli studenti delle famiglie meno abbienti. Essa aderirà alla proposta di referendum che altre associazioni, nel caso il parlamento dovesse votare il cambiamento di legge, sicuramente vorranno lanciare.