Il 21 settembre 2022 il Gran Consiglio ha approvato la pianificazione sociopsichiatrica cantonale, aderendo alle proposte emerse dagli organi direttivi dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (Osc) e a molte indicazioni formulate dal personale. Un passo avanti che è giusto sottolineare.
Ci saranno più operatori socio-sanitari, verrà creato un centro per adolescenti, sono previste procedure e modalità atte a ridurre il numero (sempre troppo elevato) di ricoveri coatti, verrà potenziato il servizio per pazienti cronici (Carl), creando tra l’altro un’équipe mobile, saranno potenziati i servizi sul territorio. La pianificazione 2022-2025 rappresenta un passo avanti significativo per la sociopsichiatria pubblica, sia residenziale, sia sul territorio. Un’attenzione particolare è data alla prevenzione. Ciò significa meno disagi alle persone e alle famiglie e, per la società meno costi, poiché prevenire costa molto meno che curare. L’Associazione per la difesa del servizio pubblico (Asp) difende e sostiene la necessità di un servizio pubblico forte, soprattutto in un settore molto delicato quale quello della sociopsichiatria. Non possiamo non renderci conto che siamo confrontati con gravi e preoccupanti questioni che toccano una parte importante della società e che coinvolgono molti giovani, preadolescenti e adolescenti.
L’Osc è confrontato anche con problemi interni. Essi provocano delusione, demotivazione. Molti se ne vanno. Altri si adeguano, con tristezza e rassegnazione. L’Asp auspica che i recenti cambiamenti alla testa dell’Osc possano permettere di trovare valide soluzioni e mettere fine ai disagi di cui a farne le spese non sono solo gli operatori, bensì anche gli utenti.
L’Asp è pure preoccupata per il clima politico di questo periodo, in cui alla soluzione dei problemi si preferisce l’equilibrio delle finanze pubbliche. È preoccupata, in particolare, per il ritorno delle tesi che vorrebbero effettuare modifiche strutturali, che nulla hanno a che vedere con un servizio pubblico di qualità. Come quella di cedere l’Osc all’Ente ospedaliero cantonale, una struttura diversa, incompatibile con quelle dell’Osc. L’Osc può svolgere con efficacia la sua attività solo collaborando strettamente con altri servizi statali. Collocarlo in seno all’Eoc significherebbe creare ostacoli inutili alla sua attività.
Un’altra proposta, ancora peggiore, sarebbe quella di voler cedere l’Osc al privato. Già in passato ci sono state proposte intese a cedere parzialmente o totalmente la sociopsichiatria pubblica ai privati. Proposte rientrate grazie ad una forte opposizione di tutti coloro che ritenevano fondamentale e insostituibile la sociopsichiatria pubblica. L’Asp ritiene tali strade nefaste sia per il personale, sia soprattutto per la qualità del servizio all’utenza. L’Osc andrebbe invece ulteriormente potenziata. Un eventuale disimpegno dello Stato in questo campo non sarebbe solo incomprensibile, ma persino paradossale. Come avvertiva l’Associazione per la difesa del servizio pubblico in un suo documento risalente al 2006, “nessuno può sostituire l’ente pubblico nelle principali attività psico-socio-educative. Per il semplice motivo che le attività di prevenzione e di sostegno non potranno mai essere svolte da privati poiché non sono immediatamente redditizie.
Ciò non toglie che saranno comunque redditizie per la comunità a medialunga scadenza e che quindi l’investimento necessario non sarà infruttuoso anche in termini di bilancio pubblico. Se si riducono i costi dell’Osc in nome del risparmio, aumentano d’altra parte quelli per la società, per i cittadini e per lo Stato. Aumentano gli interventi i cui costi sono assunti dalle casse malati (psichiatri privati), dalla Confederazione (casi di invalidità precoce), aumenta l’attività di altri servizi, quali la polizia e la magistratura dei minorenni. Sono però interventi prevalentemente repressivi, riparatori, ex post, che non risolvono la situazione di disagio e non evitano l’accrescersi dei drammi sociali e umani. Il bilancio rimane comunque fortemente negativo per lo Stato e per tutta la società”.
L’Asp ritiene quindi che l’autorità cantonale, per affrontare i problemi sociopsichiatrici, debba potenziare le strutture pubbliche esistenti, in particolare quelle dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale, la cui validità ed efficacia è già stata dimostrata. E non deve seguire nuove e vecchie mode che vorrebbero far credere che il privato sia meglio.
Graziano Pestoni,
presidente Associazione per la difesa del servizio pubblico