L’Assemblea annuale dei soci, svoltasi giovedì scorso presso la Casa del Popolo, ha esaminato la situazione creatasi nella Banca dello Stato a seguito della cessazione delle funzioni di Direttore generale del signor Donato Barbuscia, giungendo alle conclusioni seguenti. Il mandato (“favorire lo sviluppo economico del Cantone e offrire al pubblico la possibilità di investire in modo sicuro e redditizio i suoi risparmi”), che ha motivato la costituzione della Banca dello Stato nel 1914 a seguito del generale impoverimento della popolazione causato dal fallimento di due banche, è oggi valido più che mai. Lo attestano le attuali turbolenze finanziarie e la crisi economica che hanno messo in evidenza la sua funzione di rifugio del risparmio e di sostegno dell’economia. La difesa di detto provvido strumento sociale, economico e finanziario, così come la sua attuazione può avvenire soltanto conservando alla Banca dello Stato l’attuale struttura di Istituto di diritto pubblico, che consente la massima garanzia di efficacia e di sicurezza al tempo stesso: FINMA (la vigilanza federale), Consiglio di Stato (con le funzioni dell’assemblea degli azionisti), Consiglio di Amministrazione (che esercita l’alta direzione), Direzione generale (alla quale incombe la gestione degli affari correnti) e Ufficio di revisione (verifica della conformità dei conti e dell’applicazione delle disposizioni legali, dello statuto e della normativa tecnica prescelta), ossia come qualsiasi banca privata, in più vi è la vigilanza del Gran Consiglio, attraverso la Commissione di controllo (adempimento del mandato pubblico del quale si è detto sopra). Non vi è nessun motivo di trasformare la Banca dello Stato in Società anonima o in Società anonima di diritto pubblico, le quali non aggiungono nulla né all’operatività né alla sicurezza, per contro l’una farebbe cadere la garanzia dello Stato e l’altra la renderebbe zoppa (è quello che hanno sempre voluto e vogliono le Banche private per esercitare maggior concorrenza sull’Istituto dello Stato) e inoltre, l’una e l’altra, condurrebbero facilmente all’introduzione dell’azionariato privato, ossia alla semiprivatizzazione, ciò che creerebbe un ineluttabile conflitto tra la parte pubblica (per l’attuazione del mandato) e la parte privata (per il maggior profitto). Il dibattito in Parlamento ha messo in risalto l’opportunità di conferire maggiore efficacia alla Commissione di controllo e maggior stimolo nell’attuazione del mandato pubblico. È sicuramente positivo il fatto che oggi da più parti venga ritenuto necessario rafforzare il controllo sul mandato pubblico della Banca perché ciò non fa altro che confermare la necessità di avere una Banca dello Stato con una forte vocazione pubblica, a dispetto invece di progetti che vanno della direzione della privatizzazione. A nostro modo di vedere però il problema non sta in eventuali lacune legislative, riteniamo che per poter rafforzare il controllo sul mandato pubblico sarebbe più efficace un assetto organizzativo diverso, conferendo ad esempio a uno dei quattro membri della Direzione generale, oltre naturalmente ad altre mansioni, il compito specifico relativo all’attuazione del mandato. Si darebbe così la possibilità alla Commissione di avere un interlocutore valido e responsabile con il quale interloquire facilmente e concretamente e anche di impartirgli consigli: un solido ponte tra Banca e Commissione, con un possibile utile collegamento con la Sezione cantonale della promozione economica. Nell’interesse generale, è d’uopo che Banca e Stato operino al più presto possibile, affinché le attuali difficoltà vengano appianate in modo di ricreare la reciproca fiducia. L’importanza della Banca dello Stato, strutturata e operante come specificato sopra, è tale che l’Associazione ritiene di sottolineare sin d’ora che la difenderà, se del caso, fino al referendum, convinta che il popolo lo vuole.