Non passa giorno durante il quale, in un modo o nell’altro, ciascuno di noi si ritrovi ad entrare in relazione – vorrei dire: ad esserne sollecitato – con un algoritmo per avere delle risposte volte a soddisfare un proprio bisogno.

Informazioni, pagamenti per acquisti, trasporti e spostamenti, richieste di documenti e molto altro ancora “passano ormai quasi solo da lì”, rosicchiando di volta in volta spazio a quell’“analogicità fatta di persone” che, fino a ieri, contraddistingueva il nostro rapporto con il mondo intero. Tutto ciò potrebbe essere in un certo qual modo comprensibile, anche se l’atto di questo comprendere lo dobbiamo considerare in molti casi, così… “alla buona” – infatti, a seguito di un atto di generosità nei nostri stessi confronti, soprassediamo il più delle volte alla fatica di pensare per comprendere un po’ più a fondo ciò in cui siamo veramente implicati nel momento in cui facciamo riferimento a questi processi... Quando diciamo quindi che “la tendenza ineluttabile del nostro tempo è quella della digitalizzazione” che cosa stiamo in verità asserendo? Questa domanda – la formulazione della quale dovrebbe essere ovviamente rivista e precisata – porta con sé non pochi problemi.
La digitalizzazione ha già trasformato radicalmente le relazioni con quanto e con chi ci sta attorno: ci rende la vita facile in alcune cose, ce la complica – e non poco, almeno per ora – in altre. Uno dei settori in cui il tema della digitalizzazione è, di fatto, già indiscutibilmente presente – anche qui: per alcuni in maniera poderosamente e orgogliosamente sana, per altri in modo evidentemente altrettanto problematico – è quello del servizio pubblico. Alcuni di noi, infatti, ritengono di essere in grado di abitare la contemporaneità anche muovendosi agilmente nello spazio digitale (avrà ancora senso chiamarlo così?), abitandolo cioè con sicurezza, con competente disinvoltura e grande vivacità. Altri, invece, non solo si incagliano sugli aspetti pratici che questo cambiamento impone (bisogna dirlo con franchezza, anche se questa è la parte forse più facilmente risolvibile del problema…), ma vorrebbero anche comprendere meglio che cosa tutto ciò sta a significare…

L’Associazione per la difesa del servizio pubblico (che annovera, tra i suoi scopi, anche quello dell’approfondimento della relazione che sussiste tra l’individuo e la collettività, di cui tutti - val la pena di ribadirlo – facciamo volenti o nolenti parte), si propone di adoperarsi per contribuire a questo esame, offrendosi di entrare nel merito, in una serata ad esso espressamente dedicata, del tema della digitalizzazione dell’Amministrazione cantonale. Alla conferenza, che avrà luogo il 24 maggio 2023 a partire dalle ora 18.00 nella sala del Consiglio comunale di Bellinzona, saranno presenti Milena Folletti, Delegata alla trasformazione digitale dell’Amministrazione Cantonale; Silvano Petrini, Direttore Centro Sistemi Informativi, Ivan Vanolli, Responsabile del Servizio dell’informazione e della comunicazione del Consiglio di Stato e Arnoldo Coduri, Cancelliere dello Stato.

Durante la conferenza verranno tracciate le linee guida per la digitalizzazione dello Stato, con particolare riferimento al processo di modernizzazione dell’amministrazione, nonché alle conseguenze sul cittadino-utente: quest’ultimo avrà ancora la possibilità di dialogare con i funzionari oppure sarà costretto ad affrontare ogni pratica on-line? Non saranno quindi gli aspetti tecnici a fare da fil-rouge alla discussione, ma quelli legati strategia, al concetto di sicurezza e al tema – fondamentalissimo – della partecipazione dei cittadini all’esercizio democratico scaturente dalle nuove forme di coinvolgimento (letto, appunto, in una prospettiva non prettamente tecnica ma soprattutto legata alle nuove forme di coinvolgimento della cittadinanza).
Avremo quindi l’occasione, anche nella nostra funzione di cittadini, di entrare nel merito di un tema davvero importante. E lo potremo fare sollecitando chi, nel novero dei processi di modernizzazione dell’Amministrazione cantonale, ci potrà aiutare a pensare a questa trasformazione in modo da poterla comprendere meglio e magari anche – e perché no? – offrendo spunti a chi esercita queste responsabilità per considerare nuovi aspetti per leggere questa trasformazione che a tutt’oggi presenta non pochi aspetti che meritano di essere ulteriormente pensati.

Ilario Lodi
Associazione per la difesa del servizio pubblico