RADIOTELEVISIONE

Questo è il testo ufficiale dell’iniziativa, come è scritto nel sito ufficiale della Confederazione. Non capisco perché i media continuino a chiamarla NoBillag, contribuendo a creare confusione tra il significato di un voto sì e di un voto no.

L’iniziativa propone di abolire il canone radio-televisivo e vuole la fine del servizio pubblico per la radio e la televisione. Chi vuole la fine della SSR/RSI vota sì , chi è contrario alla loro scomparsa vota no. Punto.

Questa è la posta in giuoco della votazione.

Chi vuole confondere le idee sostiene che la votazione serve a riformare la SSR/RSI: è una bugia vera e propria. Il testo dell’iniziativa è chiaro e brutale: al cpv 4 dichiara:

La Confederazione non sovvenziona alcuna emittente radiofonica o televisiva. Può remunerare la diffusione di comunicazioni ufficiali urgenti. Esempio: l’annuncio di un imminente bombardamento di aerei russi su Zurigo, tanto per capirci.

Il cpv 5, per essere chiari, rincara la dose: 

Questo significa che, in caso di accettazione dell’iniziativa, il 1° gennaio 2019 la SSR/RSI sarà chiusa e non esisterà più.

Non ci saranno più trasmissioni della Rete1, della Rete2, della Rete3, di Svizzera classica e nemmeno delle altre ricevibili su digitale DAB+. Le televisioni La1 e La 2 chiuderanno. Niente più Tele e Radio giornali, Quotidiano, Cronache della Svizzera italiana, giuochi, serie televisive, Calcio, disco su ghiaccio, tennis, Formula 1, ecc. ecc. , inclusi nel canone. Reti nazionali spente.

Il cittadino che vota deve essere in chiaro sulle conseguenze del suo voto o della sua astensione: quando chiederà al suo telecomando di dargli la RSI o gli altri canali svizzeri, lo schermo sarà scuro. Quando accenderà la radio per seguire le nostre reti sentirà un fastidioso fruscìo.

Quanti cittadini svizzeri con diritto di voto desiderano veramente la scomparsa del servizio pubblico radio televisivo?

Lo vedremo il 4 marzo. Quelli che hanno a cuore un’informazione non comandata da interessi privati commerciali o non meglio specificabili, dovranno  andare a votare e non starsene a casa per pigrizia, sperando che gli altri votino per loro.

Tanto per fare un confronto: UPC (ex Cablecom) offre un canale sportivo per il quale ha acquistato i diritti di ritrasmissione delle partite di disco su ghiaccio: solo per questo sport il cliente deve sborsare 25 franchi al mese, che fanno 300.- franchi all’anno.  Per 65 franchi annui in più la SSR garantirà un’offerta di gran lunga superiore.

Non è proprio il caso di prendere alla leggera questa consultazione.

Questi argomenti valgono in particolare per coloro che sono guidati da uno spirito individualista e attento solo ai propri interessi particolari. Ma ci sono anche altri e superiori valori che dovranno essere tenuti in considerazione dai cittadini sensibili allo spirito civico. Di questi mi occuperò in un altro contributo.

 

Diego Lafranchi, vice presidente dell’Associazione per la difesa del servizio pubblico