Negli scorsi giorni il Consiglio federale ha messo in consultazione la proposta di privatizzare parzialmente Postfinance, il colosso pubblico del traffico dei pagamenti, con un patrimonio pari a 120 miliardi di franchi e 3 (tre) milioni di clienti.
Postfinance è un’azienda pubblica, appartiene alla Posta svizzera. È gestita con criteri commerciali, come la posta, ossia privilegia i risultati finanziari e non la qualità del servizio all’utenza. Essa funziona tuttavia molto bene e gli utili sono versati alla Confederazione. La privatizzazione comporterebbe una presenza di gruppi finanziari privati, alla ricerca come sempre del massimo profitto a corto termine, e potrebbe mettere in pericolo l’esistenza dell’azienda stessa.
Il Consiglio federale non dà grandi indicazioni sulle ragioni della sua decisione. In realtà il CF dovrebbe trarre insegnamento dei magri risultati delle privatizzazioni effettuale in passato. La Posta, ad esempio, ha chiuso migliaia di uffici postali, malgrado l’opposizione dei cittadini, dei comuni e pure di molti cantoni. La FFS è orami caratterizzata da ritardi, affollamenti, mancanza di locomotive e macchinisti e perfino incidenti dovuti alla diminuzione del personale e all’insufficiente lavoro di manutenzione della rete e dei vagoni. La liberalizzazione del mercato dell’energia idroelettrica, da parte sua, ha messo in concorrenza l’energia prodotta dai nostri impianti idroelettrici con quella prodotta da vecchie e inquinanti centrali a carbone tedesche, mettendo tra l’altro in difficoltà le nostre aziende, come l’AET.
In tutti questi casi ad approfittare delle privatizzazioni e della liberalizzazione del mercato sono stati solo i gruppi finanziari.
La privatizzazione di Postfinance è la continuazione di questa politica inaccettabile che privilegia il mercato e il privato ad una sana gestione del servizio pubblico attento ai bisogni dei cittadini.
L’Associazione per la difesa del servizio pubblico, nell’ambito della procedura di consultazione, invita il Consiglio di Stato, ad esprimere un parere negativo.