L'Associazione per la difesa del servizio pubblico ha preso atto della decisione del Consiglio di Stato di chiudere, per ragioni di risparmio, gli uffici regionali degli stranieri. Secondo le informazioni fornite dalla stampa, tutte le attività verrebbero centralizzate a Bellinzona o a Lugano. Le procedure non sarebbero più effettuate agli sportelli, ma tramite moduli online. La consulenza all'utenza rimarrà garantita dal Contact center. In questo modo, ha precisato il capo del dipartimento delle istituzioni, si accresce la qualità del servizio offerto alla popolazione. L'Associazione per la difesa del servizio pubblico è evidentemente favorevole al miglioramento della qualità del servizio pubblico. In questo caso, tuttavia, non si tratta di misure atte a favorire la popolazione, bensì di una misura di risparmio che avrebbe gravi ripercussioni sull'utenza. Infatti questa decisione:

  • obbligherebbe l'utenza a recarsi a Bellinzona o a Lugano, a dipendenza del tipo di permesso. Un disagio di non poco conto, se si tiene conto delle distanze e delle crescenti difficoltà di mobilità;
  • le procedure online, spesso utili ed efficaci, in questo caso sono manifestamente inadeguate in quanto siamo confrontati con un'utenza che, per ovvie ragioni, conosce poco le nostre istituzione e magari ha pure difficoltà linguistiche;
  • la soppressione della possibilità di un dialogo allo sportello è pure vista negativamente. Chiarimenti non possono essere delegati a freddi e spesso irraggiungibili contact center.

Si tratta, secondo l'Associazione, di un peggioramento inaccettabile della qualità del servizio all'utenza. L'amministrazione cantonale ticinese e quelle comunali sono conosciute per l'alta qualità delle prestazioni e per la loro efficienza. Sono caratteristiche con grande valore istituzionale, che vanno salvaguardate. L'Associazione per la difesa del servizio pubblico sostiene pertanto i comuni che hanno espresso contrarietà e invita il Consiglio di Stato a voler rivedere la decisione.