Argante Righetti concluse la sua attività pubblica fondando, assieme ad altri esponenti politici, l’Associazione per la difesa del servizio pubblico, che presiedette fino al 2008, rimanendo poi per un paio d’anni nel Comitato.

Non fu sicuramente un caso se negli ultimi anni della sua operosa attività egli fu alla testa della nostra Associazione, ma fu un evento molto significativo, poiché il servizio pubblico, che equivaleva anche a un servizio al pubblico, cioè alla comunità, era parte integrante della sua personalità. In primo luogo perché egli fu soprattutto un uomo di Stato, che allo Stato dedicò tutta la sua vita: dapprima come funzionario cantonale e poi come Magistrato (indimenticabile quale Procuratore pubblico sopracenerino) quindi come Consigliere di Stato, per concludere quale deputato al Gran Consiglio, che pure presiedette. Politicamente fu un autorevole rappresentante dell’ala radicale (oggi praticamente scomparsa) del PLRT.

Righetti fu sempre, anche per le sue radicate convinzioni personali, un convinto sostenitore dello Stato e delle sue prerogative, sia a difesa dei principi basilari di una democrazia, sia a protezione dei diritti fondamentali dei cittadini. Senza dimenticare un altro principio, pure discendente dalla concezione ideologica della Rivoluzione francese: quello dell’uguaglianza fra i cittadini; da cui la sua sensibilità sociale, e il favore conferito a quei provvedimenti che postulano la tutela dei ceti più deboli: un altro aspetto essenziale del servizio pubblico.

E’ anche significativo il fatto che la nascita dell’ASP, nel 2000, fu determinata in via generale dall’ondata privatistica e menostatista che, dagli anni ’70, imperversava in tutto il mondo: ciò suscitò nei politici progressisti una reazione per contrastarla. In particolare, in quella stagione, andava combattuto l’intento, anche nel nostro Cantone, di liberalizzare il mercato dell’energia, con relativa trasformazione dell’AET in società anonima e con misure legislative che toglievano alla stessa il suo carattere di servizio pubblico. L’associazione, subito dopo la sue fondazione, si oppose a questi intendimenti e riuscì, sensibilizzando gli ambienti politici e parlamentari, ad scongiurarli. Questo risultato soddisfacente fu dovuto anche alla presenza alla testa dell’ASL di Righetti, il quale, negli anni ’50, con altri esponenti dell’ala giovanile e radicale del PLRT, si era battuto con grande energia, e superando parecchi ostacoli e pregiudizi, per il riscatto degli impianti idroelettrici della Biachina e quindi per creare un’azienda cantonale per la produzione di energia elettrica: l’AET appunto, che fu fondata nel 1958. Fu il primo successo dell’Associazione contro la mentalità favorevole alle privatizzazioni e alla liberalizzazioni, seguito poi da altri in diversi settori, ma inevitabilmente accompagnati da sconfitte, persistendo (come tuttora) la mentalità contraria alla competenze dello Stato nel servizio pubblico (e non solo).

Contro questa impostazione privatistica si batté Argante Righetti negli anni della sua permanenza all’ASP, adeguatamente sostenuto dal Comitato e dai membri dell’Associazione. Un altro settore nel quale potè far valere la sua competenza fu quello ospedaliero, anche per il fatto che egli fu membro, per parecchi anni, del Consiglio di Amministrazione dell’EOC, e quindi deciso sostenitore del necessario primato da riconoscere, per la fondamentale importanza dell’oggetto, all’organizzazione ospedaliera su base pubblica. Ma anche negli altri settori egli seppe dare un contributo fondamentale all’azione dell’ASP, forte della sua lunga esperienza nell’ambito dell’amministrazione cantonale. Da non dimenticare, anche se non direttamente nelle competenze dell’ASP, il suo impegno per la scuola pubblica, e il suo deciso sostegno, nella votazione popolare del 2000, accanto all’associazione nostra partner per la scuola pubblica, al chiaro NO dei cittadini ticinesi per un contributo finanziario dello Stato alle scuole private.

In linea con il suo pensiero e i suoi comportamenti, Righetti godeva fama di persona austera e di rigidi costumi, anche nei suoi rapporti con colleghi e amici. Un esempio divertente: durante la sua presidenza, i membri del Comitato dell’ASP pagavano diligentemente le bibite da loro consumate durante la seduta; l’assunzione di queste spese da parte della cassa dell’associazione fu introdotta solo durante la nuova presidenza, la quale, negli ultimi anni, ebbe addirittura l’ardire di aggiungere, per chi rimane dopo la seduta, la facoltà di sorseggiare un aperitivo. Argante non era più membro del Comitato, ma sicuramente avrebbe accettato di buon grado la novità, probabilmente preferendo, all’usuale prosecco gustato dagli altri, un più sobrio analcolico. Peraltro, egli sapeva sorridere anche delle benevole battute sul suo conto, come pure era suo costume, anche per alleggerire i lavori, esprimere battute ironiche su questo o quell’altro argomento.

Nella determinata difesa delle sue opinioni, Righetti non dimenticava mai il rispetto delle opinioni altrui. Anche nelle sedute del Comitato nostro, prima di chiudere la discussione su un oggetto, voleva accertarsi che nessuno fosse stato privato della sua facoltà di esprimersi, e questo anche a costo di prolungare una deliberazione che era ormai avviata a una scontata conclusione.

Il fondatore e primo presidente dell’ASP tenne una relazione molto apprezzata alla nostra assemblea del 30 settembre 2010, dedicata ai primi 10 anni dell’associazione. In essa sono toccati tutti i settori del servizio pubblico, nei quali l’ASP è intervenuta a difenderne le finalità e i necessari criteri di intervento. Dalle sue parole emerge chiaramente lo spirito degli intenti iniziali, mantenuti e sviluppati negli anni, fino ai giorni nostri: un indefettibile rigore nella difesa dei compiti dello Stato e dei Comuni. Così, per il mantenimento delle prerogative pubbliche dell’AET, un comunicato dell’ASP, di chiaro tenore righettiano, lamentava che “ ci si trova di fronte ad una dimissione totale dello Stato; a una rinuncia globale alle sue prerogative e ai suoi doveri istituzionali “. Uguale determinazione in un altro settore, quello della Banca dello Stato, minacciata con una modifica legislativa promossa dal Consiglio di Stato di interventi di privatizzazione e dell’apertura del capitale ad azionisti privati: su proposta presidenziale l’Assemblea dell’ASP del 25 settembre 2001 votava una risoluzione per intervenire per la “ conferma del chiaro mandato istituzionale conferito alla Banca fin dalla sua creazione (favorire lo sviluppo economico del Cantone e offrire ai cittadini la possibilità di investire in modo sicuro e redditizio i loro risparmi) “ secondo il quale la BdS deve restare interamente pubblica. Anche questa battaglia, come la precedente, fu vinta.

Lo spirito dei fondatori della nostra Associazione, mantenuto nella misura del possibile fino ad oggi, deve rimanere anche per il futuro: è questo un impegno che abbiamo preso anche in occasione del ricordo del XX di fondazione avvenuto nei primi mesi del 2020, in particolare con la pubblicazione dell’opuscolo contenente un precisa e dettagliata relazione del nostro segretario Graziano Pestoni sui 20 di vita dell’ASP. Un’esistenza che va continuata, con forze rinnovate, anche negli anni futuri. Infatti la frenesia privatistica e liberalizzatrice, contraria al servizio pubblico, se ha probabilmente perso un po’ del mordente che la caratterizzava 30 o 40 anni fa, i suoi intendimenti permangono e si fanno sentire in diversi settori. La nostra associazione, nella scia dell’insegnamento e dell’esempio di Argante Righetti, deve puntualmente opporsi a questi tentativi di liberalizzazione, sempre attuati sotto l’insegna del “ meno Stato “ : abbiamo il compito di difendere le conquiste, sia in capo federale che in campo cantonale, che si sono registrate già nel XIX secolo: da qui scaturisce un impegno che ci attende ancora per parecchi anni. Le condizioni politiche, economiche sociali sono mutate rispetto agli inizi, ma le motivazioni devono restare immutate.

Diego Scacchi
Presidente ASP