L’Associazione per la difesa del servizio pubblico avrebbe voluto sostenere uno strumento necessario e ben strutturato in grado di consentire una gestione più flessibile e trasparente delle finanze pubbliche obbligando il parlamento ad un’assunzione di vera responsabilità nella gestione parsimoniosa della risorse pubbliche. L’introduzione di un coefficiente cantonale di imposta applicato con successo in tutti i Cantoni svizzeri, fatta eccezione per Ticino e Vallese, consentirebbe di rendere palese e vincolante il legame fra le spese sostenute dal Cantone e le disponibilità finanziarie necessarie per l’assunzione dei compiti, anzitutto quelli prioritari ed irrinunciabili, dello Stato. Lo misura di politica finanziaria così come presentata nel messaggio del Consiglio di Stato avrebbe consentito di contenere quei disavanzi che costituiscono un pericolo latente per la garanzia a lungo termine di quei servizi pubblici che l’ASP si prefigge di difendere. L’esperienza insegna che gli importanti disavanzi delle finanze pubbliche hanno come conseguenza misure drastiche di contenimento delle spese che ricadono in prevalenza sulle fasce più deboli della società. Quello che si è prodotto negli ultimi mesi nella città di Lugano con tagli di spesa in delicati settori sociali e aumenti di tariffe varie a carico di tutti i cittadini (ad esempio per mense e attività del tempo libero) costituisce un esempio lampante dei pericoli che si nascondono dietro disavanzi di gestione corrente fuori controllo. Lo strumento del freno ai disavanzi, di per sé valido e in grado di salvaguardare la qualità dei servizi e delle prestazioni, così come proposto dopo le modifiche adottate dal parlamento è però stato svuotato del suo significato e della sua efficacia. Con l’introduzione della clausola capestro, del tutto iniqua e inusuale, che impone una maggioranza qualificata in parlamento di due terzi per ogni aumento del coefficiente di imposta rende il sistema di controllo della spesa pubblica inefficiente e superfluo. L’Associazione per la difesa del servizio pubblico invita pertanto a votare No alla modifica costituzionale in votazione il prossimo 18 maggio.