Una realtà. Una risposta corale. La realtà è che il servizio pubblico in Svizzera è sotto attacco. La risposta corale è la creazione di un fronte comune ampio che non solo tuteli il servizio pubblico, ma lo valorizzi. Promuovendo - appunto - il suo valore insostituibile, come richiama il titolo della serata organizzata dall’Associazione per la difesa del servizio pubblico venerdì 31 gennaio a Bellinzona.
«Un’associazione - come ha ricordato il presidente Graziano Pestoni prendendo in prestito le parole del suo predecessore Diego Scacchi - nata 25 anni fa per contrastare coloro che combattono lo Stato». Dopo avere ripercorso le tappe salienti dell’attività dell’ASP - tra successi, vittorie e problemi in sospeso – il presidente ha denunciato «il degrado della conoscenza del valore del servizio pubblico, anche in quei funzionari che attraverso il loro ruolo potrebbero farsi promotori dell’importanza del servizio pubblico». Insomma, tempi duri sottolineati anche dai relatori: l’economista Sergio Rossi, professore ordinario all’Università di Friburgo, e Christian Dandrès, presidente nazionale del Sindacato dei servizi pubblici (SSP/VPOD), consigliere nazionale e avvocato.
Il professor Sergio Rossi ha ricordato che il servizio pubblico è nato per sopperire alle lacune dell’economia di mercato e trova il suo fondamento nei diritti sociali. La situazione attuale del servizio pubblico in Svizzera -ha osservato subito Rossi - contraddice tuttavia in larga misura questi principi: «Le prospettive del servizio pubblico in Svizzera non sono brillanti, sulla scia della disgregazione del tessuto sociale e della coesione nazionale, della crescente esternalizzazione delle attività degli enti pubblici e del notevole calo delle prestazioni dello Stato per quanto riguarda la sanità, i trasporti e la formazione. Si prospetta inoltre un’ulteriore riduzione del servizio pubblico nelle zone periferiche della Svizzera e la ricerca spasmodica di attività collaterali magari profittevoli nel breve termine ma inutili in un’ottica di coesione sociale e nazionale».
Deregolamentazione, globalizzazione, raVorzamento delle oligarchie caratterizzano le dinamiche attuali sul piano geopolitico, con tutto il corollario di insicurezza e precarietà che ne consegue per le persone «normali», che quotidianamente devono far fronte alle diVicoltà generate da un sistema sempre più ingiusto: basti pensare ai costi della salute, alla riduzione dei sussidi, al mercato del lavoro sempre più deregolamentato, alle fatiche per sbarcare il lunario legate in parte anche a un potere d’acquisto in netta perdita di velocità. L’aumento della povertà in Ticino è decisamente molto preoccupante.
«Per sua natura -ha ricordato Rossi -il servizio pubblico deve garantire prestazioni uniformi e accessibili a tutti, dal centro alla periferia. E deve anteporre la visione dell’interesse generale al profitto individuale. È l’essenza stessa della Svizzera come Willensnation». Ma oggi ci troviamo confrontati con un’unica grande corrente del pensiero unico in base a cui «il servizio universale rappresenta solo un costo; e si dimentica che sgretolando il pilastro del servizio pubblico si minano le basi della coesione sociale e della coesione nazionale». Un pensiero unico per cui lo Stato deve socializzare le perdite, mentre il privato raccogliere i profitti. Sergio Rossi ha pure messo in guardia da chi promuove l’idea dello Stato come un’azienda e da chi ne suggerisce la mercatizzazione (la tendenza a conformarsi alle regole dell'economia di mercato). «Lo Stato non è un’azienda e il servizio pubblico deve garantire equità. Attraverso il dogma della concorrenza quale unica fonte del progresso - ha commentato Rossi – si tende a colpevolizzare le persone che non ce la fanno e le regioni in aVanno. Così si disgrega il servizio pubblico».
Tra i moltissimi spunti di riflessione proposti da Christian Dandrès, la salute e il lavoro hanno avuto la parte del leone. Il consigliere nazionale ha acceso i riflettori sulle dinamiche che dal 2015 caratterizzano i partiti di destra che, anno dopo anno, si coalizzano per proporre misure tese ad aumentare la produttività senza migliorare le condizioni di lavoro. E lancia l’allarme sui Bilaterali 3 che spingono l’acceleratore sulla concorrenza neoliberista. «Le informazioni disponibili - ha commentato il presidente nazionale della VPOD/SSP - mostrano che i bilaterali metterebbero a rischio la protezione dei salari e del servizio pubblico nella Confederazione». Riguardo ai danni al servizio pubblico, anche l'Unione sindacale svizzera (USS) aVerma che «l'accordo avrà eVetti negativi per il servizio pubblico, obbligando la Svizzera a liberalizzare il suo approvvigionamento elettrico, il quale funziona bene e rimettendo in discussione, nel trasporto ferroviario internazionale dei viaggatori, la cooperazione tra paesi».
Non va meglio sul fronte della salute, dove si tagliano le risorse al pubblico per costringere le persone a far capo al settore privato. «Il sistema della salute va profondamente riformato e lo Stato deve riprendere il controllo», giacché sulle macerie create dalla concorrenza crescono le disuguaglianzes. «Si vuole spezzare la solidarietà tra giovani e anziani, tra sani e malati. Il fatto che il 25% della popolazione rinuncia alle cure -ha tuonato Dandrès – è scandaloso».
Come se ne esce? La moderatrice della serata Katia Cometta (presidente dell’Associazione scuola pubblica del Cantone e dei Comuni), ha sintetizzato gli umori della sala: «La risposta deve essere politica. Occorre fare un fronte comune ampio per evitare che, mattone dopo mattone, si vadano a minare le basi dell’edificio della coesione sociale e nazionale, che rappresentano l’essenza stessa del servizio pubblico».
Ulteriori info:
Graziano Pestoni, presidente ASP: 079 456 99 44