L’Associazione per la difesa del servizio pubblico (ASP ) ha preso atto che il Dipartimento delle istituzioni ha messo in consultazione un progetto per la revisione totale della legge sulla polizia.

La legge del 1989: una scelta storica

La legge attuale risale al 1989. Grazie alla tenacia del Gruppo polizia del Sindacato dei servizi pubblici (SSP/VPOD), nonché alla disponibilità di Giuseppe Buffi, allora Direttore del dipartimento polizia (oggi delle Istituzioni), essa mise fine a norme ottocentesche, quali l’obbligo di rispettare la gerarchia, addirittura in caso di difficoltà con il diretto superiore e la consegna in caserma quale misure disciplinare, desueta e irrispettosa dell’agente. Con questa legge fu pure presa una decisione storica: la soppressione della militarizzazione della polizia. L’agente di polizia, da allora, è considerato un funzionario come qualsiasi altro. E la sua attività è subordinata al potere politico e a quello giudiziario. Le normative soppresse erano penalizzanti per il funzionario di polizia e contemporaneamente preoccupanti per il cittadino, poiché confrontato con agenti obbligati ad ubbidire ciecamente agli ordini dei superiori.

Il progetto in consultazione

Il progetto in consultazione trascura gli aspetti strutturali della polizia, in particolare i rapporti con le polizie comunali . Due sono le tesi in discussione: la polizia unica (ossia l’unificazione della polizia cantonale e di quelle comunali) oppure, accanto alla polizia cantonale, 5 o 6 polizie regionali, con evidentemente delle sedi dislocate per garantire un servizio di prossimità. Si tratta di una riforma sempre più urgente.

Il progetto di legge si occupa invece del ruolo e del funzionamento della polizia. Essa fa un importante passo indietro. In particolare, dà molto meno importanza alla prevenzione e mette l’accento invece sulla repressione. Prevenire atti illeciti, tra l’atro, attraverso una rigorosa attività sul territorio, evita conflitti e drammi. Con questa normativa si penalizzano soprattutto i giovani, poiché trascura le eventuali cause del disagio e non prevede nessuna collaborazione con i servizi sociali e le strutture sociosanitarie. Anche il rafforzamento della via di servizio è un passo nella direzione sbagliata. Inoltre, introduce la custodia di polizia, fino a un massimo di 24 ore. Una norma addirittura in contrasto con le garanzie procedurali della Carta europea dei diritti dell’uomo. Infine, il progetto di legge prevede la possibilità di cedere attività di polizia a strutture private.

L’ASP auspica modifiche sostanziali

L’Associazione per la difesa del servizio pubblico è preoccupata per l’impostazione della nuova legge. Molte proposte sono in contrasto con i principi di uno stato democratico e, per il funzionario di polizia, sono all’origine della perdita di senso del lavoro. Essa auspica pertanto che il progetto di legge sia sostanzialmente modificato.


Bellinzona, 12 novembre 2022