Alcune attività della Posta legate al mandato di servizio universale sono sempre state deficitarie. Garantire una rete capillare, una distribuzione di lettere, pacchi e giornali anche due volte al giorno in tutte le regioni non poteva e non può essere redditizio. Ma ciò non era un problema.

I disavanzi erano coperti da quanto il gruppo (PTT, posta, telefoni e telegrafi) guadagnava principalmente con le telecomunicazioni. Poi le telecomunicazioni sono state cedute parzialmente ai privati. I guadagni sono quindi andati anche agli azionisti. Il nostro parlamento ha tuttavia deciso che la Posta doveva fare utili sulla scorta di quanto era stato deciso in Europa. Ha quindi chiuso migliaia di uffici postali e il servizio postale è peggiorato.

Da quando è stata decisa la liberalizzazione del mercato postale, la Posta agisce come una ditta privata, cercando di acquisire aziende come Quickmail et Quickpack per eliminare la concorrenza, o gestendo filiali con condizioni lavorative precarie e con dei salari inferiori al passato , per poi magari chiuderle successivamente. Un altro esempio recente è la Direct Mail Company, una filiale della Posta, che ha annunciato la soppressione di quasi 4000 posti di lavoro in Svizzera, di cui 192 in Ticino.

Complessivamente, la trasformazione della Posta Svizzera in una SA ha comportato un peggioramento delle condizioni di lavoro, oltre che del servizio. Nel settore del recapito, vengono offerti contratti con percentuali di lavoro ridotte e conseguenti bassi stipendi, mentre aumentano i ritmi di lavoro e la flessibilità. In particolare, in Ticino, le condizioni nello smistamento e recapito sono precarie, con un'ampia diffusione di contratti a tempo parziale e salari che variano tra i 2000 e i 3000 franchi al mese netti. La Posta dà un pessimo esempio. Non c’è rispetto per i propri collaboratori, poiché spesso quanto offerto non permette una vita dignitosa.

La ricerca del profitto in settori in cui non è realistico aspettarsi guadagni, dato il loro orientamento prioritario al servizio pubblico, come la rete degli uffici postali, la distribuzione capillare o Autopostale, ha peggiorato le condizioni di lavoro e intensificato la pressione sul personale. Grazie alla resistenza sindacale e le proteste di cittadini, Comuni e Associazioni di difesa del servizio pubblico, contro la chiusura degli uffici postali, la Posta ha ora cambiato obiettivi puntando sul far crescere i ricavi anziché sulla riduzione dei costi.
Questa strategia, tuttavia, esercita una forte pressione sul personale nella vendita di prodotti e altri servizi .
Analogamente, i conducenti di Autopostale affrontano condizioni di lavoro più difficili con turni fino a 12-13 ore e spesso hanno un solo giorno di libero alla settimana.

Le recenti intenzioni di non distribuire i giornali al mattino fa parte di questa strategia. Ma non basta: il direttore della Posta Roberto Cirillo intenderebbe inoltre digitalizzare una buona parte delle attività, escludere la distribuzione delle lettere 5 giorni alla settimana come le prevede la legge e il pagamento in moneta presso le autopostali confermando che vengono prima i profitti, mentre la qualità del servizio ai cittadini è solo un ricordo.

Come se tutto ciò non bastasse stanno circolando voci riguardo la privatizzazione totale di Swisscom, l’azienda delle telecomunicazioni che dispone di un patrimonio di 26 miliardi di franchi e che nel 2021 ha realizzato un utile netto di franchi 1.8 miliardi. Sarebbe un ulteriore scelta nella direzione sbagliata.

L’Associazione per la difesa del servizio pubblico invita nuovamente i cittadini e i rappresentanti politici a tutti i livelli a intervenire affinché venga ripristinato un servizio pubblico di qualità e condizioni di lavoro dignitose.

Bellinzona, 27 novembre 2023